Brescia affidò a Giorgio Montini l’ onere di cimentarsi nell’ ardua impresa. Il giovane avvocato era una delle personalità di spicco fra i cattolici bresciani: dal 1881 era il direttore del Cittadino di Brescia, il quotidiano che teneva testa alla Provincia di Brescia, portavoce delle idee liberali che avevano in Giuseppe Zanardelli un intelligente sostenitore.
Lo aveva voluto su quella poltrona l’avvocato Giuseppe Tovini, altra forte personalità che in quel periodo stava costruendo un vasto patrimonio economico e culturale per il mondo cattolico. Quando in Loggia governavano i liberali Tovini era l’unico consigliere cattolico a sedere nel consiglio comunale (1881), e già aveva lasciato sul suo cammino una pietra miliare come la Banca di Vallecamonica fondata nel 1872. Visto il successo pensò ad un’altra banca, la San Paolo (fu aperta nel 1888) e poi ad un’altra ancora: il Banco Ambrosiano (1896). Nel suo instancabile impegno trovò il tempo anche per istituire il collegio Alessandro Luzzago (1882).
Quando glielo fecero chiudere non si diede per vinto e aprì il Cesare Arici che affidò ai Gesuiti. Oltre alle banche e alle scuole anche l’editoria ebbe nell’ avvocato camuno un grande protagonista: fu sua l’idea di dare vita alla rivista Scuola Italiana Moderna che trovò larga eco fra i maestri e quella di fondare il settimanale “La Voce del Popolo”, altro portavoce del mondo cattolico accanto al ‘ Cittadino”.
Non erano tempi facili per i cattolici. I liberali avevano trovato in Giuseppe Zanardelli un uomo di grande personalità e davano non poco filo da torcere agli avversari. L’autore del primo codice penale del Regno d’Italia stava infatti pensando ad una legge sul divorzio e dal giornale “La provincia di Brescia” sferrava duri colpi ai conservatori che difendevano l’indissolubilità del vincolo, tra cui il “Cittadino”. Non erano maturi i tempi per il divorzio nell’Italia povera e contadina e i liberali persero la loro battaglia.
Nonostante Montini godesse di molta stima da parte del Tovini ci fu un momento nel quale i due si trovarono su posizioni diverse: quando il settimanale assunse posizioni di intransigenza Montini dalle colonne del Cittadino non le condivise, non si piegò alle idee dell’amico, ma continuò per la sua linea moderata, si alleò ai liberali moderati nel tentativo di scalzare gli zanardelliani dal potere locale: ci riuscּì aiutato da Luigi Bazoli. L’esperienza lo fece appassionare alla vita politica e quando il non expedit di Pio IX, che per lunghi anni aveva impedito ai cattolici di partecipare alla vita politica, venne meno e l’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII li invitò a interessarsi della questione sociale ” senza recar danno alla roba né offesa alla persona dei padroni”, Giorgio Montini lasciò la direzione del Cittadino per proseguire nella carriera politica che lo portò fino in Parlamento.