Il 24 agosto 1902 fu un giorno indimenticabile in casa Montini. Battista e Lodovico, in compagnia della nonna e del padre salirono sulla vetta del Guglielmo, mescolati alla folla che percorreva i sentieri verso Castel Bertino. La mamma era rimasta a Concesio con Francesco, di appena due anni.Nella lunga salita quando era stanco Battista veniva caricato sulle spalle vigorose di Giacinto Contrini che lo portava per lunghi tratti.
Tra la folla arrivata numerosa, circa diecimila persone, per vedere la cappella e la grande croce in ferro, guardò con stupore la grande corona alpina, i paesini disseminati nella valle, l’ azzurro intenso del lago e del cielo. Quei luoghi, quei colori, restarono nel suo cuore, sempre, forti e intensi come tutti i ricordi dell’infanzia.
“Il vescovo Corna Pellegrini era arrivato la mattina del sabato. A sera fuochi bengala illuminarono il monumento mentre grandi falò si accendevano sulle cime circostanti. Alle due di notte tra sbuffi di nebbia intercalati da una luna splendida cominciarono ad arrivare le comitive e ovunque accesero fuochi che permettessero di ripararsi dal freddo intenso della notte” ricorda Antonio Fappani. La giornata viene ricordata da un cronista anonimo del Cittadino di Brescia: “Quando la luce crepuscolare permise di spingere all’ingiù lo sguardo si presentò lo spettacolo grandioso di enormi righe nerastre formate dalle persone salenti da più parti. E quelle righe lunghissime serpeggianti sulla china fin dove l’occhio poteva giungere non si spezzano più fin verso le dieci ore. Uno spettacolo magnifico è stato quello della levata del sole. Il cielo era lassù limpidissimo, ma ad un centinaio di metri più basso un mare spumante di nebbia fittissima, da quale in mezzo a vampe di fuoco si levava il sole sfolgorante e maestoso. Le Alpi azzurre, colle vette coperte di neve, si distinguevano lontane sull’orizzonte candido in maniera nitidissima e sembravano enormi isole uscenti da quell’oceano di vapori iridescenti.
La fantasia non può immaginare scena più pittoresca e grandiosa. Oltre all’altare della Cappella erano stati eretti durante la notte di sabato due altri altari provvisori, uno addossato al Monumento stesso e l’altro in mezzo all’altipiano che si stende a mezzogiorno …”
Dall’ altare Battista e Lodovico, nella loro veste di chierichetti, ascoltarono le parole di padre Semeria. “Il monumento è un grande evviva del popolo bresciano a Gesù Cristo, è un inno, un vero inno pietrificato .. .Inno sublime, la sublimità è il segno dei poeti, è la dote suprema dell’inno lirico: quelli della fantasia e dei sentimenti ispiratori, sono stati sempre chiamati dei voli. Tra cielo e terra si librò l’inno immortale di che i celesti rallegrarono la culla del Cristo …. Excelsior fu il programma nobile ed ardito della loro impresa la quale ha solo il merito delle innumerevoli difficoltà affrontate e vinte, ma di un luminoso senso simbolico.
Quel monumento cristiano vittorioso d’una cima così alta e così ardua significa che il Cristianesimo è nato per conquistare ogni spirituale altezza. Altezza di pensiero che ascende in forme scientifiche altezza della fantasia e di sentimento cui mira un’ arte ognora più perfetta. Ad altri principi filosofici o religiosi il mantenersi pigri o vili giù in basso, al cristianesimo la fatica e gloria delle umane ascensioni … dietro il Cristo è l’anima umana che sale per ogni verso, sale senza stancarsi e posare mai. Non fu sempre ambizione dei trionfatori levarsi in alto, quasi a significare il conseguito dominio? E vittorie rammenta il monumento grandeggiante sulla vetta del Guglielmo alla vista di tutti: vittorie di ben diciannove secoli, vittorie singolarmente di quest’ultimo secolo, durante il quale sortì la lotta, la lotta fatidica, contro il Cristo, forse più viva. Ecco, si era detto dei nemici di Gesù Cristo con proposito baldo, noi faremo, anzi con accento trionfale, noi abbiamo fatto intorno a Gesù delle nuove città, la solitudine. E voi cattolici avete risposto mostrando la folla intorno a Gesù persino nell’alta solitudine romita delle montagne … Passerà questo secolo XX di cui l’alba è così da poco spuntata, passeremo noi … ma quando si affaccerà all’orizzonte della storia futura il misterioso secolo XXI i nostri nipoti verranno quassù ad iterare le strofe dell’inno immortale. Secoli e uomini passano e il Cristo resta.”
L’iscrizione latina dettata da Leone XIII fu un rompicapo per molta gente che non capiva cosa volesse dire quel ‘Iesu Christo Deo restitutae per ipsum salutis”. La tradussero i parroci nelle loro prediche. “A Gesù Cristo Dio che attraverso Se stesso ci ha restituito la salvezza” .
Di quella giornata Francesca Buffali volle fare partecipe Giuditta e Rachele, le due nuore rimaste a Concesio con i bambini più piccoli.
“Figlie, da queste alture rese ora sacre per la solenne inaugurazione celebratasi ieri, vi mando un cordialissimo saluto coll’espressione della più tenera affezione che a voi, carissime mi lega. Dirvi i sentimenti provati da me, ieri, nel solenne momento ove, per la prima volta, scendeva sull’ altare la Vittima Divina, io certo non lo posso nè, in questo breve momento, lo potrei anche per la ristrettezza che mi è concessa, perché Giuseppe coi cognati attendono per partire. Solo vi assicuro che io ho, col maggiore fervore possibile, pregato in particolare per voi due, che mi siete carissime. E lontanissima, di cuore vorrei qui voi pure: ho pregato per i figli vostri presenti e futuri, onde, più che tutto, sia in loro conservato il tesoro della Cede al quale poi essi, sull’ esempio dei loro cari, uniranno le opere di buon cristiano che al Cielo tutti ne possa, un giorno, condurre. Stiamo benissimo e a momenti ripartiremo per Pezzoro, da dove, dopo qualche giorno, non più tardi però di sabato, partiremo per Concesio! I bambini dormono ancora: sono le sei e mezza, non dubito trovar ancor te, cara Rachele, lieta che nel frattempo tu tenga compagnia a Giuditta e per poi goderti anch’io. Ricevete i saluti di Bettina e Maria, e interpreto, i baci dei bambini. Datene tanti al piccolo Francesco, causa della tua mancanza, cara Giuditta. Srivo sull’altipiano fuori del Rifugio per respirare quest’ aria balsamica che, stamane poi, e mitissima, rallegrata da uno splendido sole che indora il monumento. Ricevete entrambe mille baci dalla vostra affezionatissima mamma”