Negli anni Trenta lungo le pendici del Guglielmo si cominciarono a vedere uomini e bambini discendere con gli sci ai piedi e Pezzoro ad ogni inverno diventava la meta di gruppi di sciatori che affrontavano la fatica della lunga salita con gli sci e le racchette in spalla, per poi lasciarsi andare nell’ ebbrezza della discesa. Ferruccio Mascioli, Aldo Bianchi, Leonida Tedoldi intuirono le risorse sciistiche della montagna e, spinti dal coraggio del pionierismo, costituirono il club “l’Alpe”. Si incontravano con gli altri sciatori al rifugio Pontogna (fu costruito nel 1935) e poi insieme salivano sulla vetta della montagna per poi discendere con gli sci fino a Pezzoro.
Ad ogni inverno i campioni delle discese libere e dello slalom arrivavano sulle pendici della montagna per gareggiare. L’albo d’oro dei vincitori fu aperto da Bruno Dabbeni che conquistò la prima medaglia nella discesa libera nel 1933 tagliando il traguardo dopo cinque minuti e trenta quattro secondi.
L’inverno del 1938 non portò molta neve e nessun atleta poté cimentarsi lungo le discese della montagna, ma quando la groppa del Guglielmo tornò ad imbiancarsi di neve Aldo Contrini, Giuseppe Ghedina, Martino Dolci e i loro numerosi amici ricominciarono a gareggiare chi nella discesa libera chi nello slalom gigante.
Poi venne la guerra e gli sciatori posarono gli sci. Li ripresero trascinati dall’entusiasmo di Giuseppe Contrini, che appena deposte le armi, fece nascere lo Sci Club Pezzoro e per qualche anno il paese tornò ad essere la meta di sciatori che affrontavano tre ore di cammino sulla mulattiera “in condizioni pietose per fondo e ripidità” per godersi una giornata sulla neve.
La passione delle discese proseguì fino al 1956 quando arrivò il “progresso” portando con sè anche una buona dose di pigrizia e lo stuolo degli sciatori che salivano a piedi sulla vetta con gli sci in spalla si assottigliò fino a scomparire.