Venne la pace e si contarono le vittime: oltre quindici milioni i Caduti sepolti nei cimiteri d’Europa, cinque milioni di ebrei morirono nei campi di sterminio, ventisette milioni furono feriti dalle pallottole dell’esercito nemico. L’Italia tradita dal suo re preferì la Repubblica.
Gli anni della ricostruzione portarono il cosiddetto miracolo economico e per l’Italia che si lasciava alle spalle il mondo contadino iniziò il cammino verso la “seconda rivoluzione industriale”, dopo quella conosciuta ai tempi di Giolitti. Milano chiamò dal Sud folle di emigranti che lasciarono la loro terra per cercare lavoro nelle fabbriche. Il reddito nazionale e i consumi cominciarono a salire, l’industria siderurgica nel giro di pochi anni triplicò la produzione, quella chimica e petrolchimica conobbero un’autentica esplosione. Fabbriche e case sorsero su tutta la penisola e il cemento lasciò andare la sua colata sui paesaggi verdi.
Anche la Val Trompia mutò il suo aspetto. Le grandi fabbriche lasciarono il posto ad un formicaio di piccole aziende che occuparono le aree verdi lungo il Mella che, di anno in anno, scorreva fra gli argini sempre meno limpido. Il vecchio tram lasciò il posto alle corriere celesti della Sia (1953/54), più veloci e più rispettose dell’orario nel lungo tragitto quotidiano lungo la valle. I calessi piano piano scomparvero dalle strade per lasciare il posto alle Lambrette, alle Vespe, alle Topolino che si portavano in giro famiglie intere.
La televisione si accese nei bar e Carosello annunciò le notizie del Telegiornale con i sipari che si aprivano sui primi messaggi pubblicitari via etere. Le campagne e i pascoli dell’alta valle vennero abbandonati dai giovani che se ne andarono nelle città per fare gli operai e i minatori. I villeggianti che, attirati dall’aria salubre e dalle acque termali, nel periodo fra le due guerre, avevano affollato gli alberghi di Bovegno, Collio, Marmentino, Pezzaze, Pezzoro, Cimmo furono attirati da mete più lontane.
Chiusero piano piano anche le colonie che per lungo tempo avevano ospitato i figli degli operai e dei maestri bisognosi di cure montane. Gli sforzi di Giuseppe Zanardelli che era riuscito a fare di Collio, il paese dove suo nonno era nato e vissuto, un luogo di villeggiatura del gran mondo della finanza milanese e della Roma bene venivano vanificali. Il Grand Hotel Mella costruito nel 1895 non accolse più le signore della ricca borghesia milanese e romana che chiedevano alle acque ferruginose, ai bagni di luce e a quelli di latte appena munto nelle stalle l’eterna giovinezza. Anche quelle che per lungo tempo avevano preferito le fonti valtrumpline a quelle di Chianciano e Montecatini se ne andarono altrove, attratte dalle nuove mode.
“Su bevete quest’ acqua ferrosa/giovinette dal pallido viso:/e vedrete rinascer le rose / che per morbi e patemi languir” scriveva il poeta Cesare Arici ispirato dalle acque ferruginose della Val Trompia.
Milano era in piena trasformazione quando Giovanni Battista Montini fu mandato dal Papa Pacelli a guidare la diocesi della metropoli lombarda dove risiedeva il potere economico del Paese. Prendeva il posto di Ildefonso Schuster, monaco benedettino che aveva guidato la Chiesa ambrosiana con elevata spiritualità fino all’ agosto del 1954
Nel capoluogo lombardo incontrò oltre agli uomini di potere, giovani universitari, malati e operai. Per le classi più deboli il cardinale aveva sempre parole di conforto.
“Vengo a porgere un saluto, una parola di amicizia a tutti. E cercando nel mio ministero e direi anche nel mio cuore quello che posso avere di più prezioso da dare a persone che chiamo figli e amici, ho trovato questa antica e sempre viva parola del Vangelo: Dio è nostro padre, noi siamo suoi figli e quindi dobbiamo essere fratelli. In questa piccola sintesi sta l’ energia atomica spirituale che può rigenerare il mondo. Provate ad ascoltarla e meditarla; vedrete che non disturberà il vostro sforzo verso le conquiste della tecnica, verso il progresso e la modernità degli impianti, verso le trasformazioni e le rivendicazioni umane, ma a tutte darà un senso vitale, come se soffiasse l’anima in un corpo che ha bisogno di vita”. CosÌ parlò alle maestranze di una grande azienda milanese.
Sono in molti a ricordare che in quel tempo tornò spesso, anche in visite non ufficiali, a rivedere i luoghi dell’infanzia: la casa natale, la chiesetta di San Rocco, il Mella, il santuario della Stella.
La Val Trompia portava al cardinale immagini di verdi vallate e di paesini arroccati sulle pendici dei monti, ma anche di fatica. Sapeva che dentro quelle case di pietra abitava gente che conosceva il duro lavoro della miniera. Non aveva dimenticato il racconto di suo padre quando, nella salita verso Pezzoro, indicava le bocche scure che portavano dentro la montagna.