Si sta per chiudere il secolo ventesimo. Mentre Brescia e la sua gente ricordano il loro Papa a cento anni da quel 26 settembre 1897 che lo vide nascere nell’avita casa di campagna, il monte Guglielmo, per uno strano ripetersi delle vicende umane torna a essere teatro di un avvenimento, in alcuni aspetti simile a quello degli anni che chiusero il secolo romantico. Un elicottero poserà la figura in bronzo del Papa che auspicò la civiltà dell’Amore sulle macerie dell’antico monumento che i muratori di Zone lasciarono sulla vetta della montagna ad imperituro ricordo. D’ora in poi il Figlio vivrà nei secoli accanto all’opera del padre, vessilli della fede in Cristo che da duemila anni guida le anime di molti popoli.
Giorgio Montini percorse a piedi o in tram chilometri e chilometri, scrisse a mano lettere, aspettò a lungo le risposte portate dai postini in bicicletta. Cesare Giovanelli si muove in automobile, cerca aiuti attraverso il filo del telefono, manda messaggi via fax. L’imprenditore valtrumplino non si è lasciato soffocare dalla sola frenesia dell’intraprendere. Pur immerso nel lavoro quotidiano della scuola di incisione che rende fucili da caccia oggetti preziosi da collezione, nella sua vita ha sempre guardato con interesse anche alle opere che portano spiragli culturali nella sua terra, un po’ troppo distratta dalla frenesia produttiva. E spronato dall’impegno dei cantori del Coro di Inzino, ha voluto ripercorre lo stesso cammino che un secolo fa fece Giorgio Montini: quello di portare sulla montagna un messaggio cristiano.
Settembre 1, 1997